CAPITOLO VIII-

CAPITOLO VIII

Capitolo VIII

IL MISTERO DELLA FONTANELLA
(CHE SI APRE CON RITARDO)



Come si ricorderà certamente chi segue questa bizzarra storia che sembra non avere né capo né coda (ma chi vivrà, vedrà che tradotto in modo grossolano diventa tutto arriva per chi sa aspettare!), abbiamo lasciato il signor Buricchio, l’investigatore, il detective, per chi ama i novels yellow, che “inseguiva” Fanaletto per scoprire cosa intendesse con quella arcana asserzione! “Basta però che non resuccede come fu de ‘e luci dea fontana, quenn’ero monéllu io!“
«Cosa intendeva dire, signor Fanaletto?»
- Gnente, gnente…lassa perde..- fece Fanaletto con quell’aria di serpentello filosofo antico che sembra la sappia sempre più lunga degli altri e prosegue :
– Ma stu fugno raro, je la fai a trovallo o no?-
« Visto come si sta mettendo la stagione quest’anno, forse l’anno prossimo uscirà!»
- A che te riferisci lei? A..-
«..Alla stagione di come sta andando! Ma non mi cambi discorso, mi dica a cosa o a chi si è riferito con quella asserzione!»
- Che vurristi dì?-
« Cosa significa la frase “Basta però che non resuccede come fu de ‘e luci dea fontana, quenn’ero monéllu io!“? Cosa accadde?»
E, dopo una solenne bestemmia (finora non ò stato mai detto che Fanaletto in un discorso di cento parole, sessanta sono bestemmie) il serpentello sibilò:
- Lei lo sai che prima, qui a Moricane,  per pagà il focaticu, chi ci avrebbe i fij maschi pagava có l’opere grauite? ‘E strade, i scavi pé allargalle, i muri e altri lavori, il Comune li faceva có l’opere gratuite..-
« Interessante! Per cui la fontana fu fatta con le opere gratuite? Ma cosa c’entrano le luci?»
-Lei devi da sapere che prima, drento, c’erano le luci che si appicciavano solo pé le feste.-
«Chi c’era a comandare, quel Thonky di cui si è parlato agli inizi di questa storia?»
- Scì! Quello mesà che n’era ancora nato! Era la prima vorta che ‘sti rusciacci sono venuti a comandare a sto paese! Commannava Pippinu ‘e Bellegra có Neró! E quanno fecero i giardinetti colla Fontana, ce fecero mette la luce trento. Senti ,có, quello che accadette: che un mio cugino cor fratello, pé dà l’opere gratuite je ce fecero mette le luci…quanno a commanna ce venne “Vediamo un pó” che era democristiano (allora se diceva forchettone) con lo stesso sistema le fece levare!-
Mentre dialogavano, quasi inavvertitamente, per abitudine, chi si era seduto sulla panchina di travertino vicino ad una delle fontanelle, all’ombra degli ormai ultra centenari lecci e chi, sempre per abitudine, si era appoggiato, quasi flessuosamente, al lampione vicino alla panca.
Fanaletto era rimasto in attesa di un commento, girando la testa intorno con lo sguardo della civetta infastidita dal sole; visto che dall’interlocutore non ci fu nessun riscontro, continuò:
- Sé, ó sa che a stu paese, quelli che vengono doppu, risfasciano sempre quello che hanno fatto l’altri prima?-
« Su questo non posso essere d’accordo: tutt’al più, si abbandonano le opere cominciate da altri e se cominciano di nuove, avendo le stesse funzioni, e si lasciano, poi, incompiute anche quelle!»
- Ah, l’ha capita!-
« Però, mi sembra che all’Ente Agrario questo non avvenga!»
- Da ‘mpò d’anni a questa parte! E mó fino a che non si sono aggiustate tutte le strade che je ‘nteressano, poi ricambierà pure li!-
« Esagerato!» 
In quel momento, il delizioso sciacquìo della poca acqua che usciva dalla bocca del puttino della fontanella, cessa. Contemporaneamente i nostri due girano la testa verso la fontanella e si accorgono che non esce più acqua. Il primo ad accorgersi che è arrivato l’addetto comunale alle (poche) acque è l’investigatore che l’apostrofa: 
« O perché avete tolta l’acqua?»
“ Non l’ho tolta, l’ho ridotta! L’acqua non va sprecata: bisogna fare economia!”
« A me pare che l’abbia tolta: non esce più nulla!»
“ Lasci fare a Cristo ch’è Santo vecchio! Li conosco i miei polli: questo rubinetto è difettoso e tra un’oretta ricomincerà a defluire l’acqua!”
« Ma al più gocciolerà!»
“Non si preoccupi, lasci fare…lo saprò, io?!”
« Come nella fontanella fuori al “Mandriu”?»
“ Lasci stare…stia tranquillo..”  
Chiude il tombino, si ricarica gli attrezzi e si dilegua. Fonino Fanaletto, col suo sguardo romantico di serpentello che assomiglia ad una civetta lo fissa ironico, abbozza un sorrisetto malizioso, poi esclama:
- Hai capito, adesso, lei, come si fa in questo meraviglioso paese? Invece di chiudere l’acqua a chi ci nnacqua l'órtu e a chi ci si riempie la piscina, chiudemo quella poca che scappa dalle fontanelle! Pé 'na cósa che, pure se sono cambiate le amministrazioni, l’hau sempre lassate, le rendiamo inutili!-
«Ma lo sa, signor Fanaletto, che a volte lai m’impressiona per la lucidità di analisi!»
- “Lo fraticello che gira coa saccoccia, gnente rimedia se n’usa la capoccia!” lo diceva sempre mio nonno: io ciò avuto i nonni che…ma lassemo perde!-
Loro, parlando, non si erano accorti che intanto qualche passante rimaneva, in disparte, ad ascoltare il dialogo finché non arriva un personaggio strano, che estate o inverno va sempre in giro col cesto (che chiameremo Lillino de Cestis per non urtare la suscettibilità di nessuno), perché lui riesce a trovare i funghi sempre: non interessa cosa sia, purché puzzi di fungo! Arrivato questo personaggio, Fanaletto esclama:
- Mo semo tutti! Me ne pozzo pure iì!- a va via.
Solo allora, Buricchio si accorge che si è creato un bel crocchio di persone e non gli resta che considerare come Fanaletto riesca sempre ad incuriosire la gente, lasciandola poi in “sospensione”.
Tra le persone che s’erano riunite in crocchio, c’era un certo Berto Cozzelli: un omone enorme, con un cuore più grande di lui; di poche parole, quando non è di turno a dire le proprie verità. Il nostro Buricchio aveva capito un’altra prerogativa della nostra comunità: quella di essere ognuno portatore sano di verità! Berto si rivolge a Lillino chiedendogli che cavolo portasse, "de ‘sti témpi", nel cesto…
- I fugni! Che ce porto?!- e nel dirlo, estrae dal cesto un fungo enorme dal cappello quasi nero, sotto arancione sporco ed il gambo giallo – rosso con chiazze bluastre.
“Butta ssu cósu” gli dice Berto 
“ quissu te vvelena solu a guardallu!”
-Ma fatte i carzoncini allo sporte! Penza pé tte; io me l’hó sempre magnati: l’espertu m’ha ittu che só boni, basta coceli bene!”
“ Tutti esperti, quanno i fugni si magnanu l’ari!  Ma te la ittu, s’esperto che quissi lassanu un sughittu ‘nno fegatu che daje e daje te mannatu ‘nnu spitale?”
-Esso il signor Buricchio, dimannalo a issu, ch’è unu che ce capisce…-
Ma il signor Buricchio, non aveva nemmeno seguito tutta la diatriba, preso com’era a seguire le operazioni del giardiniere comunale che, arrivato, ha steso un tubo e si è collegato ad una presa dietro la fontanella; aperto il rubinetto si è avviato a passo veloce per prenderne l’estremità, con l’intenzione di annaffiare, ma dal tubo non è uscito niente! Più cupo di come normalmente è, ha bofonchiato qualcosa, ha rifatto le operazioni inverse e tranquillamente è ripartito col bolide rosso del comune per altre più fruttuose, si spera, operazioni