La fine delle ideologie-

La fine delle ideologie

Luigi Filippetta

LA FALSA MORTE DELLE IDEOLOGIE

    In questi ultimi anni, molti hanno favoleggiato per interessi di parte sulla  morte delle ideologie. Ho scritto più volte (si veda  Il nuovo Grillo) che la morte delle ideologie è solo una mistificazione. 

  Qualche giorno fa papa Francesco ha detto che nella società attuale si è prodotto uno squilibrio, una crisi, a causa delle ideologie che promuovono sia l’autonomia assoluta dei mercati, che la speculazione finanziaria, instaurando una tirannia invisibile.

Per ribadire quanto ho più volte affermato sulla favola della fine delle ideologie, propalata da molti a ciò interessati direttamente o indirettamente, mi sia lecito appellarmi ora anche all’autorità di papa Francesco per quello che ha detto in merito alle ideologie che promuovono l’autonomia del regime dei mercati, quindi in merito alle ideologie liberali e liberiste, vive e anzi trionfanti tuttora.

Quella della fine o morte delle ideologie è menzogna, è polvere e fumo negli occhi delle masse popolari. Polvere e fumo della destra culturale e politica per nascondere il trionfo della sua ideologia nella lotta di classe, cioè del suo liberal-liberismo, che sta producendo  lo squilibrio di cui ha parlato papa Francesco e che distrugge irrimediabilmente il benessere  sociale, culturale, economico conquistato in tanti anni di rivendicazioni dalla classi subalterne (operai, impiegati pubblici e privati, piccoli borghesi vari) che ora trovano una scuola sempre più depauperata, una sanità sempre meno accessibile, difficoltà economiche che tolgono lavoro e svuotano le tasche. La destra liberale vuole nascondere il trionfo della sua ideologia, cioè il suo trionfo nella lotta di classe, per non attirarsi il risentimento e l’odio delle masse popolari che ne vengono sfruttate economicamente e spogliate progressivamente dei loro diritti acquisiti. Si pensi che un decimo della nostra popolazione possiede da sola la metà di tutta la nostra ricchezza. 

Di contro a quella polvere e a quel fumo negli occhi, si vuol far sembrare morta anche l’ideologia socialista, che si oppone a quella liberal-liberista. Sembra morta, in effetti, semplicemente perché la sinistra non c’è più, poiché dal tempo della caduta del muro di Berlino ha rinunciato a condurre la lotta in favore delle classi meno abbienti. Ma è la sinistra semmai che è morta, che però riguarda la sinistra politica, non l’ideologia socialista.

Non è morta l’ideologia socialista perché essa  è un’idea, un progetto di sviluppo e di organizzazione della società. Semmai non ci sono più i quadri dirigenti di una politica di sinistra, in quanto, essi sì, rinunciatari della lotta di classe. O, meglio, ci sono dirigenti sedicenti di sinistra che hanno paura di dichiararsi fautori dell’ideologia socialista, perché si sono integrati economicamente, forse anche culturalmente, nel sistema liberalborghese. In altri termini, banalmente e volgarmente, si potrebbe dire che si sono imborghesiti e che ormai anch’essi fanno parte della classe privilegiata, della cosiddetta casta.

 Ma l’ideologia socialista c’è, è viva e vegeta. Non astratta e sradicata dalla realtà, perché, nonostante le derive dei quadri dirigenti sedicenti di sinistra, ci sono molti milioni di elettori di sinistra, che hanno aspirazioni e aspettative socialiste, come è nella tradizione e nella storia della sinistra autentica. Nonostante tutto, sono questi milioni di elettori che non trovano una guida per essere orientati e riorganizzati perché l’Italia possa davvero realizzare i principi costituzionali in cui si fondano i diritti di ogni uomo e di ogni cittadino.
D’altra parte, in giro per il mondo non ci sono soltanto l’ideologia liberal-liberista e quella socialista, perché ci sono tuttora vive le ideologie d’ispirazione cristiana e altre visioni d’ispirazione di religioni diverse, attive ed operative. Non si parli, dunque, di morte delle ideologie!

                                                                                                                             Luigi  Filippetta

NOTA di Pierluigi

Fare il contrappunto a questo articolo, significherebbe appesantirlo, per arrivare alle stesse conclusioni, con meno competenza peraltro.

 

Voglio invece fare con una provocazione, che mi è venuta leggendo questo periodo: “O, meglio, ci sono dirigenti sedicenti di sinistra [omissis] si potrebbe dire che si sono imborghesiti e che ormai anch’essi fanno parte della classe privilegiata, della cosiddetta casta.” Giggi sicuramene ricorda la battuta, non troppo tale, che girava durante i comizi del dopoguerra ed era questa: “ l’oratore dichiara che col comunismo saremo tutti uguali, avremo tutti tutto in ugual misura. «Giusto!» si esclama dal pubblico …due case? Una ciascuno! «Giusto!» ….due macchine? Una ciascuno! «Giusto!»… Due ettari di terra? Uno ciascuno! «Giusto!»… Due biclette? « Compagno, lascia perdere: io due biciclette ce l’ho davvero!» “