Giggi_UN CASO-

Giggi_UN CASO

                              NUOVO ARTICOLO DI GIGGI SULLA SCUOLA:


UN CASO…….A SCUOLA

di  LUIGI FILIPPETTA

   In nota al mio precedente articolo VALUTAZIONE E “LA BUONA SCUOLA”, Pierluigi aveva riferito il giudizio della maestra su un suo nipotino: “Sei uno zero!”.

   Nel caso della scuola, il giudizio espresso dalla maestra nei riguardi di un suo alunno, potrebbe sembrare una valutazione, pur se estemporanea. Ma non lo può essere per i seguenti motivi: è illegale, perché la legge non ammette il voto zero; è un errore dal punto di vista psicologico, in quanto produce insicurezza e un effetto negativo sull’autostima dell’alunno; è un errore dal punto di vista affettivo-emotivo, perché produce nell’alunno reazioni ostili al suo rapporto interpersonale con la maestra; è un errore dal punto di vista didattico, perché sollecita l’alunno al rifiuto della maestra e, quindi, al rifiuto dell’apprendimento; è un errore pedagogico, perché con quel giudizio la maestra ha interrotto irreparabilmente il suo rapporto educativo con l’alunno.

   Detto ciò, è bene aggiungere che quel giudizio estemporaneo non è distruttivo solo per il rapporto educativo dell’alunno, ma lo è anche in maggior misura del ruolo e della funzione della stessa insegnante, che ha dimostrato la sua volontà o la sua incapacità di non saper impostare e risolvere un problema educativo che le è stato affidato, perché non ha esaminato le ragioni degli ostacoli e delle difficoltà di apprendimento del suo alunno.

    Nella mia carriera magistrale e direttiva ho avuto modo di osservare innumerevoli e deplorevoli comportamenti nel rapporto maestro-scolaro da parte degli insegnanti, a cominciare da quelli derivanti da pregiudizi sociali (meglio bocciarlo, tanto è un contadino e non potrà studiare) a quelli psicologici e caratteriali ( è un incapace, bisognerebbe segnalarlo come handicappato, è figlio di alcolizzati, ecc.). Ho avuto sempre molta comprensione per le maestre, che si ritrovano a dover far fronte a più ruoli, da quello di mamme a quello del lavoro, a quello di farsi carico di mille incombenze nella famiglia e nella società. Ma pure mi veniva rabbia per l’offesa alla scuola e alla dignità dell’alunno; e a ben poco è valsa la mia opera di esortazione e persuasione: leggi, leggine, codicilli in contrasto fra di loro, azioni di tutela di questo o quel sindacato non rendevano agevoli azioni più persuasive e incisive.

    Sotto questo aspetto, sembra che la cosiddetta “Buona Scuola” abbia iniziative anche risolutive al riguardo, a cominciare dal ritorno alla valutazione del servizio dell’insegnante, per finire alla possibilità, per i più inefficienti, di essere destinati ad altri ruoli e ad altre funzioni, ad esempio a quelle amministrative, anziché rimanere a far danni nella scuola. Ma non ho molta fiducia, perché viviamo solo dentro un mondo di chiacchiere. E invece occorrerebbe soprattutto abolire decine di migliaia di leggi che sono in contrasto fra di loro: utili però a molti.