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GIGGI NUOVA

                              NUOVO ARTICOLO DI GIGGI SULLA SCUOLA:

        QUANTITÀ E QUALITÀ NELL'INSEGNAMENTO E                     NELL' EDUCAZIONE.                      



QUANTITÀ E QUALITÀ NELL’INSEGNAMENTO E NELL’EDUCAZIONE 

   Prendo spunto da quanto scrive un professore e da quanto risponde il noto filosofo e antropologo culturale Umberto Galimberti nella sua pagina di D Repubblica del 19 marzo scorso. L’argomento della domanda e della relativa risposta è reso esplicito dal titolo della pagina: Bulli impuniti, scuola e famiglie disarmate. Dopo aver indicato le cause del bullismo nei richiami mercantili della società e nella scarsezza di colloquio dei genitori con i figli, Galimberti dice “Qui anche la scuola è gravemente colpevole, perché i sentimenti non sono dati per natura ma per cultura….E quando non si conoscono i sentimenti, il terribile è già accaduto”. Ecco, qui non voglio parlare né dei genitori né del bullismo, ma della scuola. Soprattutto della scuola elementare che è fondamento di tutta l’opera educativa. E dico subito che una scuola di sole nozioni non svolge una vera opera educativa, perché è senza sentimenti, non sviluppa e non controlla l’intelligenza emotiva, non promuove la presa di coscienza dei limiti ed è senza ideali. È una scuola che non può educare i ragazzi alla vita, al rispetto degli altri e al rispetto delle cose della natura, al rispetto del mondo. Una scuola così non è colpa degli insegnanti. Anzi gli insegnanti, specialmente i migliori, in qualche modo sono quelli che ne subiscono le conseguenze, anche se i più danneggiati sono gli alunni. Una scuola così è colpa di certe riforme, degli indirizzi politico-burocratici, ma anche degli orientamenti pedagogici. Anzi diciamo subito che nella scuola e fuori non si discute più di pedagogia. Apparentemente la pedagogia nella scuola è morta. Ma solo apparentemente, come le ideologie. Si fa finta che davvero sia morta, perché si parla solo di didattica e di marchingegni organizzativi e programmazioni e valutazioni pseudoggettive. Ma chi ha spirito critico sa che dietro la didattica c’è sempre una pedagogia. E dietro ancora c’è sempre una filosofia o un’ideologia. Si vollero superare i programmi ’55 con quelli dell’85, ma poi si sono seguiti percorsi che hanno sempre più privilegiato i processi cognitivi rispetto agli elementi costitutivi della personalità. Si sono volute anteporre le nozioni allo sviluppo della sfera affettiva e dell’intelligenza emotiva. Si è voluta sempre più privilegiare una scuola dell’istruzione nei confronti di una scuola dell’educazione. Agli attuali sistemi economico-finaziari del mondo non interessano più uomini con ideali, che abbiano in sé interiorizzati valori orientativi dell’azione umana e che si concretizzano nel senso del rispetto per sé, per gli altri, per le cose, per la natura, per il mondo. Gli attuali sistemi vogliono macchine e uomini-macchine che producano e soprattutto che consumino; vogliono soprattutto uomini-computer (cognitivismo pedagogico) in cui possano immettere input e attendersi output prestabiliti. Che se ne fanno dei processi educativi dei sentimenti, della socialità e della sfera emotiva che potrebbero forse impedire sia gli input che gli output voluti e programmati per le nuove generazioni?

 Luigi Filippetta 

Direttore didattico in pensione